Approvata la 1° legge italiana sull’Intelligenza Artificiale

18 Settembre 2025

Una legge sull’IA che non ci protegge: più potere al Governo, meno diritti per i cittadini. 

Ieri, 17 settembre 2025, è stata approvata la prima legge italiana sull’Intelligenza Artificiale. Doveva aprire una nuova stagione di diritti e garanzie, ma si è trasformata in un’occasione mancata. Dopo oltre un anno di lavori e tre votazioni, il risultato è una legge vuota, con gravi lacune nella tutela dei diritti umani. Dietro principi generici, la delega approvata al Senato consegna al Governo ampi margini di manovra per futuri decreti securitari. 

La Rete per i Diritti Umani Digitali – una coalizione di organizzazioni della società civile tra cui The Good Lobby, Hermes Center, Amnesty International Italia, Privacy Network, StraLi e Period Think Tank – ha seguito l’intero iter di approvazione, avanzando di volta in volta proposte concrete che avrebbero garantito una maggiore tutela dei nostri diritti. 

Se solo in Governo ci avesse dato spazio e ascolto. 

Sono in particolare 3 i punti che più ci preoccupano: 

  1. Assenza di un’autorità indipendente per l’IA: il controllo sarà affidato ad agenzie governative (AGID e ACN) i cui vertici sono nominati dall’esecutivo stesso, senza garanzie reali di autonomia e indipendenza. 
  2. Diritto alla spiegazione negato: è stato respinto l’emendamento che avrebbe attribuito al Garante per la protezione dei dati personali la tutela del “diritto alla spiegazione” per chi ritiene di aver subito una violazione dei propri diritti umani a causa di un sistema di IA. 
  3. Nessun divieto per il riconoscimento biometrico: nonostante le richieste della Rete e delle opposizioni, la maggioranza ha scelto di non regolamentare l’uso del riconoscimento facciale negli spazi pubblici. Un vuoto normativo che potrebbe inaugurare una stagione di sorveglianza biometrica senza regole. 

Così l’Italia rischia di spalancare le porte a una stagione di sorveglianza generalizzata, con conseguenze gravi per le libertà di espressione, manifestazione e partecipazione democratica. Ma noi non staremo a guardare: la Rete per i Diritti Umani Digitali continuerà a mobilitarsi, a denunciare ogni abuso e a pretendere regole giuste.

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