Dicembre 2, 2021
Il Parlamento ha approvato il testo di conversione in legge del DL 139/2021 (“Decreto Capienze”).
Tra i vari emendamenti proposti, spicca quello proposto da Filippo Sensi, per una moratoria sull’uso di sistemi di riconoscimento facciale in Italia.
L’emendamento è un buon risultato “politico”, che ha portato all’attenzione del Parlamento un tema molto rilevante per la libertà di tutti noi. Purtroppo, dal punto di vista giuridico e concreto, non siamo affatto soddisfatti.
Il riconoscimento facciale da parte di autorità pubbliche e privati nei luoghi pubblici è stato temporaneamente vietato, ma il comma 12 fa salva la possibilità di uso di questi sistemi per la prevenzione e repressione dei reati o di esecuzione di sanzioni penali.
La moratoria non riguarda quindi i sistemi di riconoscimento facciale finalizzati alla prevenzione e repressione dei reati.
Considerando che le criticità maggiori e il principale utilizzo di questi sistemi hanno ad oggetto proprio i trattamenti per fini di prevenzione e repressione di (presunti) reati, si capisce che la moratoria ha davvero un’incidenza estremamente ridotta. Si applica infatti solo a limitate ipotesi, come l’uso di sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico (es. teatri) per finalità non inerenti alla prevenzione dei reati.
Ma c’è di più. Per come è scritta, la moratoria potrebbe addirittura agevolare l’uso di sistemi di riconoscimento facciale per finaità di prevenzione e repressione di reati. Se infatti queste ipotesi sono esplicitamente fatte salve dalla moratoria, che prevede un obbligo di consultazione preventiva col Garante, la conclusione naturale è che l’uso di questi sistemi deve ritenersi lecito proprio sulla base di questa legge.
E infine, dobbiamo criticare anche la scelta, incomprensibile, di escludere dall’obbligo di consultazione preventiva al Garante Privacy (disposto dall’art. 24 Dlgs 51/2018) le autorità giudiziarie che decidano di usare sistemi di riconoscimento facciale nel corso delle loro funzioni. Una moratoria, che dovrebbe avere lo scopo di vietare questi sistemi, non sembra il contesto giusto per semplificarne invece l’uso!
Vale la pena notare che la moratoria precisa che questo divieto sarà in vigore fino al 2023, o fino all’entrata in vigore di una legge specifica in merito.
La condizione di legge era però già già prevista dal GDPR stesso, pena l’illiceità del trattamento. La moratoria insomma sembra ridondante anche da questo punto di vista.
Come sostenitori della campagna europea Reclaim Your Face non possiamo che insistere sul divieto assoluto di qualsiasi tipologia di identificazione biometrica nei luoghi pubblici, anche per la prevenzione e repressione di reati.
Questi sistemi sono semplicemente troppo pericolosi per la libertà di chiunque, e non possono essere usati nelle nostre città.
Alcune interviste e approfondimenti che abbiamo rilasciato sul tema:
- Intervento di Matteo Navacci su SkyTG24 insieme a Guido Scorza (Garante Privacy)
- Sole24Ore, Italia primo paese a vietare il riconoscimento facciale (con eccezioni)
- Agendadigitale, Decreto Capienze, niente privacy siamo PA: ecco perché il nuovo testo spaventa gli esperti
- The Post, Cosa cambia con la moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale