Stop Scanning Me

Privacy Network aderisce alla campagna “Stop Scanning me”, lanciata da Edri ed entra a far parte del network di pù di 130 associazioni che  hanno scelto di difendere il diritto alla riservatezza delle comunicazioni. 

La Campagna 

La campagna Stop Scanning me ha l’obiettivo di contrastare l’adozione del Regolamento Chat Control (COM/20222/209), proposto dalla Commissione Europea nel maggio 2022 ed attualemnte in discussione al Parlamento Europeo. 

Il Regolamento Chat Control

Il Regolamento nasce con l’obiettivo di imporre nuove regole ai provider di servizi on-line per il contrasto alla diffusione di materiale perdopornografico sul web. Sebbene l’obiettivo sia pienamente condivisibile, le modalità previste per il perseguimento sono preoccupanti, oltre che apparentemente poco efficaci e piuttosto ingenue.

Il Regolamento Chat Control potrebbe essere l’inizio di un pericoloso sistema di sorveglianza di massa all’interno del territorio europeo. Una volta approvata, la norma imporrebbe ai provider di servizi digitali (come WhatsApp, Telegram, Instagram, Twitter) di monitorare tutte le conversazioni dei propri utenti alla ricerca di materiali potenzialmente pedopornografici.

La proposta prevede la creazione di apposite “Autorità coordinatrici” in ogni Stato Membro, che avranno il potere di richiedere all’Autorità Giudiziaria o ad un’altra autorità indipendente, dei “detection order”. Una volta emessi, questi ordini impongono alle piattaforme di effettuare un controllo dei contenuti in transito per individuare e segnalare il materiale pedopornografico eventualmente indiviudato.

Il presupposto per l’emanazione di questi ordini sarebbe la semplice presenza di un “rischio” che la piattaforma venga utilizzata per scambiare materiale pedopornografico. Pertanto, non sarebbe necessario che vi siano indizi di commissione di uno specifico reato. 

Gli ordini di controllo, poi, prevederebbero un controllo generale, rivolto a vasti gruppi di soggetti e riguardante immagini pedopornografiche “nuove”, cioè mai identificate all’interno della rete.

Le nostre critiche

La violazione dei diritti fondamentali

Questo approccio alle indagini ha ben poco di diverso dalla creazione di  un regime di sorveglianza costante, totale ed altamente pervasivo. La Corte di Giustizia ha più volte ribadito il contrasto con i principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. 

L’accesso in modo sistematico alle conversazioni private delle persone, inoltre, costituisce una palese violazione del principio di segretezza della corrispondenza di cui all’art. 13 della Costituzione. L’accesso alle comunicazioni delle persone dovrebbe avvenire solo in casi limitati e circoscritti, dove vi è una seria possibilità di indivudare una persona colpevole. 

Al contrario, Chat Control prevede un controllo indiscriminato di gruppo eterogenei e poco definiti di soggetti, con l’effetto di sottoporre inevitabilmente a controllo anche persone evidentemente innocenti. In questo modo, la proposta di Regolamento viola il principio di presunzione d’innocenza e propone un modello dove si è colpevoli fino a prova contraria.

La fine della crittografia

I pericoli non riguardano solamente le garanzie processuali. Per eseguire i detection order le piattaforme di messaggistica on-line si troveranno costrette a rinunciare alla crittografia delle comunicazioni, come la tecnologia end-to-end, che diventerebbero sostanzialmente illegali. 

Le conseguenze non vanno sottovalutate: in assenza della crittografia end-to-end il contenuto di una conversazione diventa molto più semplice da intercettare, da parte di chiunque – non solamente da parte della polizia. In questo modo, le comunicazioni private diventerebbero molto più accessibili per hacker e truffatori, potenzialmente interessati ad effettuare ricatti ed estorsioni.

La crittografia, poi, è anche molto utile per difendere i principi democratici, in quanto permette di trasmettere informazioni in maniera sicura, senza essere intercettato da parte di soggetti autorità pubbliche non esattamente ben intenzionate. Ad esempio, essa viene utilizzata da whisteblowers e attivisti, specie quelli collocati in paesi con regimi autoritari o fortemente repressivi. 

Rischio di errori e soluzionismo tecnologico

Rimanono poi alcune questioni di taglio più pratico da tenere presente. Utilizzare sistemi di analisi automatizzata su grandi masse di dati significa inevitabilmente esporsi ad errori su vasta scala. Le conseguenze potrebbero essere gravi e di diverso tipo.

Da un lato, cittadini innocenti potrebbero essere sottoposti a controlli ingiustificati, vedere la propria sfera intima, abitazione e anche libertà personale ingiustificatamente ristretta. Si sono già verificati casi di utenti del servizio Google Foto (che ha implementato un sistema analogo in america) ingiustamente identificati come pedofili.

Anche le attività di indagine potrebbero esserne dannegiate. Gli errorri potrebbero rallentare le attività della polizia, anzichè semplificarle. 

Maggiori pericoli per le vittime

Non solo Chat Control è pericoloso per i diritto fondamentali degli individui e dalla società, ma potrebbe anche risultare pericoloso per le vittime. 

Alcune critiche al regolamento Chat Control, infatti, sono arrivate proprio da associazioni che si occupano di tutelare i minori vittime di violenza, che hanno sottolineato come l’utilizzo di canali sicuri sia di fondamentale importanza proprio per la protezione delle vittime. Tramite un canale privato, infatti, è più facile denunciare e chiedere aiuto. Inoltre, le comunicazioni sicure rappresentano una tutela importante anche per chi è sopravissuto a episodi di violenza.

La nostra posizione

Chat Control rappresenta un caso di soluzionismo tecnologico, dove si cerca di affidare ad una tecnologia la soluzione ad un problema più grande e sistemico, che non può essere affrontato con una soluzione semplice.

Ad esempio, piutttosto che investire risorse in costosi e non testati sistemi di analisi di massa, le risorse pubbliche potrebbero essere investite per migliorare la consapevolezza dei genitori e dei più giovani rispetto ai propri comportamenti on-line. 

Privacy Network ritiene che la tecnologia debba essere strumento di miglioramento della vita delle persone e non di oppressione. Per questo motivo, abbiamo deciso di unirci alla Campagna  Stop Scanning Me, ed opporci all’adozione del regolamento chat control, così da preservare un ecosistema digitale in cui tutti possano sentirsi liberi e sicuri. 

Per sostenerci,  firma la petizione e condividi